Le vicende di un paese non
sono determinate soltanto dall’azione dei politici.
Accanto ad essi vi sono
tutta una serie di artisti e di intellettuali che con la loro opera
si oppongono o appoggiano i loro politici fornendo delle visioni
della realtà dall’interno, al di là del semplice racconto dei
fatti, frutto della visione di chi ha vissuto determinate esperienze.
E spesso queste persone
sono determinanti soprattutto all’estero per la formazione di un
opinione pubblica da parte di chi non ha provato in prima persona le
vicende di quel paese.
Non è un caso, quindi,
che proprio quando le vicende politiche e militari di Sarajevo sono
divenute all’ordine del giorno, è tornata in auge la figura di
Emir Kusturica, che tanta parte ha avuto nella propaganda della
situazione di quella città.
Il regista, autore di
alcuni capolavori del cinema degli ultimi anni quali Il tempo dei
Gitani, Underground e, l’ultimo, Gatto nero, gatto bianco, a pochi
giorni dalla fine delle ostilità nel Kosovo, giunge in Italia in una
veste insolita.
Come lui stesso ha
dichiarato, non è qui per girare un nuovo film, né tantomeno per
fare polemiche, ma per suonare.
È patita infatti la tournée
dei Non Smoking, il gruppo capitanato da Nelle Karajilic in cui
milita lo stesso Kusturica.
Il tour, partito proprio
da Roma il 25 giugno, girerà l’Italia per tutto il mese di Luglio
per concludersi il 27 a Trieste.
L’appuntamento romano è
stato doppio, poiché il giorno prima del concerto, il regista ha
incontrato il pubblico in occasione dell’apertura della sua prima
retrospettiva cinematografica, anch’essa itinerante, attualmente in
corso al Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale.
Alla conferenza giunge con
più di un ora di ritardo, “Per il traffico” dice lui, ma è di
buon umore e pronto a parlare.
Si dice disperato per la
situazione del suo paese, una situazione che non comprende e non
approva, parla della distorsione delle informazioni date della guerra
da parte della Cnn e degli altri media occidentali, del ruolo che gli
è stato attribuito in patria, della spaccatura del suo popolo tra
chi lo vede come un burattino di Milosevic o come uno che ha saputo
commercializzare la drammaticità della situazione del suo paese -
invidiosi dice lui - e chi pensa che sia l’unico regista che per la
prima volta ha mostrato sugli schermi nazionali ed esteri la vera
situazione della sua Jugoslavia.
Poi inizia a parlare dei
rom, un argomento che gli sta molto a cuore.
La sua visita in Italia,
infatti, prevede anche una visita nei campi nomadi di Roma e Torino.
“Un popolo, quello
zingaro, che non ha mai fatto del male a nessuno, che non ha mai
provocato una guerra ma che è costantemente vittima dei pregiudizi
delle altre persone”.
Sensibile alle disastrose
contraddizioni che egli riscontra nel nostro mondo contemporaneo, nel
complesso Kusturica è apparso tranquillo, ma sotto la sua corteccia,
che lo rende sempre pronto ad ironizzare e che non gli impedisce di
trattenersi a lungo, al termine della conferenza, a firmare autografi
per i suoi fans e a concedere fotografie, trapela quella vena
malinconica di chi è stato costretto ad abbandonare la propria
patria.
La sera successiva il concerto.
I Non Smoking sono un
gruppo nato nel 1979 ad opera di Nelle Karajilic che nonostante le
varie difficoltà dovute alla censura, ha ben quattro album al suo
attivo.
Dal 1986 Kusturica ne è
parte integrante nel ruolo di chitarrista ritmico. Dal 1994 c’è
anche Stribor Kusturica, figlio di Emir alla batteria.
Nel concerto romano, tenutosi a Villa
Ada nell’ambito del festival “Roma incontra il mondo”, c’erano
anche l'incredibile Dejan Sparavalo al violino, Veriba Miloradovic a
clarinetto e tromba, Zoran Milosevic a fisarmonica e trombone, Nenad
Gajin alla chitarra, Drazen Jankivoc alle tastiere e Goran Markovski
al basso.
Il gruppo si proponeva
come gruppo di musica balcanica, ma l’ingegno compositivo di
Karajilic (che lo stesso Kusturica nella conferenza lo ha
ironicamente - ma con ammirazione - dichiarato il più grande musicista del XX secolo e il
suo unico vero idolo), nonché la virtuosità tecnica degli altri
componenti, li portano a fuoriuscire dal loro ambito per strizzare
l’occhio al rock, al punk, al country, ai suoni latino americani,
alle marce fino al minuetto di Vivaldi in versione Hard rock.
L’importanza del Rock
come unica vera forma di protesta nella Jugoslavia di Tito è stata
ribadita anche nella conferenza, ma qui questo si fonde
magistralmente con i suoni della tradizione in un calderone sonoro
che conquista il pubblico già dalla sua prima canzone.
Il repertorio eseguito era
tutta opera dei Non Smoking, molto del quale attinto dalla colonna
sonora del film Gatto nero, gatto bianco, da loro composta, con
qualche pezzo ripreso dalla colonna sonora del precedente film Underground, opera
dell’altro grande ex-collaboratore musicale di Kusturica: Goran
Bregovic.
In questo delirio musicale
però la presenza di Kusturica è perlopiù simbolica. Le
sue qualità musicali sono di gran lunga inferiori di quelle che dimostra quando è dietro
la macchina da presa, tanto che la sua chitarra era ad un volume più
basso di quello degli altri strumenti.
Ma se da un punto di vista
sonoro non era determinante, è stata proprio la sua presenza sul
palco a rendere un ottimo concerto qualcosa di ancora più grande,
richiamando quel mondo presente nei suoi film, quelle visioni
scatenate dalle vicende di un paese.
Un paese in guerra.
La “Factory” musicale
e cinematografica venutasi a creare attorno alla figura di Emir
Kusturica è sicuramente una delle proposte di arte impegnata più
intelligenti degli ultimi tempi.
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