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lunedì 5 luglio 1999

Emir Kusturica - Lo spirito dei Balcani



Le vicende di un paese non sono determinate soltanto dall’azione dei politici.
Accanto ad essi vi sono tutta una serie di artisti e di intellettuali che con la loro opera si oppongono o appoggiano i loro politici fornendo delle visioni della realtà dall’interno, al di là del semplice racconto dei fatti, frutto della visione di chi ha vissuto determinate esperienze.
E spesso queste persone sono determinanti soprattutto all’estero per la formazione di un opinione pubblica da parte di chi non ha provato in prima persona le vicende di quel paese.
Non è un caso, quindi, che proprio quando le vicende politiche e militari di Sarajevo sono divenute all’ordine del giorno, è tornata in auge la figura di Emir Kusturica, che tanta parte ha avuto nella propaganda della situazione di quella città.
Il regista, autore di alcuni capolavori del cinema degli ultimi anni quali Il tempo dei Gitani, Underground e, l’ultimo, Gatto nero, gatto bianco, a pochi giorni dalla fine delle ostilità nel Kosovo, giunge in Italia in una veste insolita.
Come lui stesso ha dichiarato, non è qui per girare un nuovo film, né tantomeno per fare polemiche, ma per suonare.
È patita infatti la tournée dei Non Smoking, il gruppo capitanato da Nelle Karajilic in cui milita lo stesso Kusturica.
Il tour, partito proprio da Roma il 25 giugno, girerà l’Italia per tutto il mese di Luglio per concludersi il 27 a Trieste.
L’appuntamento romano è stato doppio, poiché il giorno prima del concerto, il regista ha incontrato il pubblico in occasione dell’apertura della sua prima retrospettiva cinematografica, anch’essa itinerante, attualmente in corso al Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale.
Alla conferenza giunge con più di un ora di ritardo, “Per il traffico” dice lui, ma è di buon umore e pronto a parlare.
Si dice disperato per la situazione del suo paese, una situazione che non comprende e non approva, parla della distorsione delle informazioni date della guerra da parte della Cnn e degli altri media occidentali, del ruolo che gli è stato attribuito in patria, della spaccatura del suo popolo tra chi lo vede come un burattino di Milosevic o come uno che ha saputo commercializzare la drammaticità della situazione del suo paese - invidiosi dice lui - e chi pensa che sia l’unico regista che per la prima volta ha mostrato sugli schermi nazionali ed esteri la vera situazione della sua Jugoslavia.
Poi inizia a parlare dei rom, un argomento che gli sta molto a cuore.
La sua visita in Italia, infatti, prevede anche una visita nei campi nomadi di Roma e Torino.
“Un popolo, quello zingaro, che non ha mai fatto del male a nessuno, che non ha mai provocato una guerra ma che è costantemente vittima dei pregiudizi delle altre persone”.
Sensibile alle disastrose contraddizioni che egli riscontra nel nostro mondo contemporaneo, nel complesso Kusturica è apparso tranquillo, ma sotto la sua corteccia, che lo rende sempre pronto ad ironizzare e che non gli impedisce di trattenersi a lungo, al termine della conferenza, a firmare autografi per i suoi fans e a concedere fotografie, trapela quella vena malinconica di chi è stato costretto ad abbandonare la propria patria.

La sera successiva il concerto.

I Non Smoking sono un gruppo nato nel 1979 ad opera di Nelle Karajilic che nonostante le varie difficoltà dovute alla censura, ha ben quattro album al suo attivo.
Dal 1986 Kusturica ne è parte integrante nel ruolo di chitarrista ritmico. Dal 1994 c’è anche Stribor Kusturica, figlio di Emir alla batteria.
Nel concerto romano, tenutosi a Villa Ada nell’ambito del festival “Roma incontra il mondo”, c’erano anche l'incredibile Dejan Sparavalo al violino, Veriba Miloradovic a clarinetto e tromba, Zoran Milosevic a fisarmonica e trombone, Nenad Gajin alla chitarra, Drazen Jankivoc alle tastiere e Goran Markovski al basso.
Il gruppo si proponeva come gruppo di musica balcanica, ma l’ingegno compositivo di Karajilic (che lo stesso Kusturica nella conferenza lo ha ironicamente - ma con ammirazione - dichiarato il più grande musicista del XX secolo e il suo unico vero idolo), nonché la virtuosità tecnica degli altri componenti, li portano a fuoriuscire dal loro ambito per strizzare l’occhio al rock, al punk, al country, ai suoni latino americani, alle marce fino al minuetto di Vivaldi in versione Hard rock.
L’importanza del Rock come unica vera forma di protesta nella Jugoslavia di Tito è stata ribadita anche nella conferenza, ma qui questo si fonde magistralmente con i suoni della tradizione in un calderone sonoro che conquista il pubblico già dalla sua prima canzone.
Il repertorio eseguito era tutta opera dei Non Smoking, molto del quale attinto dalla colonna sonora del film Gatto nero, gatto bianco, da loro composta, con qualche pezzo ripreso dalla colonna sonora del precedente film Underground, opera dell’altro grande ex-collaboratore musicale di Kusturica: Goran Bregovic.
In questo delirio musicale però la presenza di Kusturica è perlopiù simbolica. Le sue qualità musicali sono di gran lunga inferiori di quelle che dimostra quando è dietro la macchina da presa, tanto che la sua chitarra era ad un volume più basso di quello degli altri strumenti.
Ma se da un punto di vista sonoro non era determinante, è stata proprio la sua presenza sul palco a rendere un ottimo concerto qualcosa di ancora più grande, richiamando quel mondo presente nei suoi film, quelle visioni scatenate dalle vicende di un paese.
Un paese in guerra.
La “Factory” musicale e cinematografica venutasi a creare attorno alla figura di Emir Kusturica è sicuramente una delle proposte di arte impegnata più intelligenti degli ultimi tempi.

lunedì 5 luglio 1999


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