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mercoledì 18 ottobre 2023

Binaural, il nuovo album dei Pearl Jam - La Recensione




I Pearl Jam sono senza dubbio dei "copernicani".
 Nella loro visione, al centro del mondo non c'è l'artista, ovvero se stessi, e nemmeno l'arte, nel caso specifico la musica.
"Ricordate Billy Murray? E' stata una delle prime star a incidere dischi. Veniva dal vaudeville ed era specializzato nella lettura drammatica di canzoni come Take Me Out To The Ballgame, Meet Me In St. Louis, Louie e By The Light Of The Silvery Moon. Tra il 1903 e il 1927, 169 sue canzoni entrarono nelle charts, di cui 18 al numero uno. Era la star dell'epoca, e oggi nessuno ha idea di chi sia. Lo stardom è un'illusione. Come musicisti, tutto ciò che possiamo fare è provare a lanciare un po' di cose nell'atmosfera".
Sono parole di Eddie Vedder, leader dei Pearl Jam.
Per il gruppo il fulcro del "sistema", è il pubblico, da rispettare e di cui essere fieri. E nel corso dei quasi dieci anni di carriera la band ha disseminato tante prove della speciale considerazione in cui tiene quella enorme schiera di ragazzi dai volti confusi, senza un nome, che affolla i suoi concerti e compra i dischi.
Nella realizzazione di Binaural i Pearl Jam hanno voluto probabilmente esprimere non solo iconograficamente, ma anche tecnicamente la "gerarchia" tra le componenti del "sistema". Il "binaurale" è infatti una particolare tecnica di registrazione, che considera la testa umana e le orecchie come un'antenna, pronta ad assecondare gli stimoli sonori.
Nasce così un apparato frutto della tecnologia che si compone proprio di una "testa" e di una serie di sofisticati microfoni, da collocare nel punto esatto in cui dovrebbe porsi l'ascoltatore per meglio fruire di una performance musicale.
La simulazione della diretta percezione da parte dell'individuo.
I Pearl Jam hanno così assoldato Tchad Blake, produttore con esperienze di registrazione binaurale assieme ad artisti della Real World di Peter Gabriel, nell'intento di porre al centro della sala di incisione il proprio pubblico, per regalargli un'esperienza d'ascolto il più spontanea e naturale possibile. E ci sono riusciti, anche se il missaggio (in sette brani opera di Brendan O' Brien, produttore dei precedenti album della band) ha sporcato l'integrale applicazione della tecnica binaurale.
Al di là delle consuete, intense liriche, Binaural è soprattutto un'esperienza d'ascolto. I suoni sono puliti ma non innaturali, ricordano piuttosto quelli di passate e gloriose stagioni del rock, soprattutto per una precisa scelta timbrica delle chitarre. Riferimenti che i Pearl Jam non hanno mai nascosto, incuranti di chi li accusa di essere derivativi. E in Binaural gli antichi maestri ritornano in auge, aiutando la band a dare corpo a un disco denso liricamente e musicalmente.
L'energia profusa a piene mani nei primi solchi del disco (Breakerfall, God's Dice e Evacuation), scanditi da break e cambi di tempo, è molto più vicina al furore liberatorio degli Who che all'asprezza del punk. Nel singolo Nothing As It Seems, criptico brano folky innervato da un "bordone", brilla in lontananza una chitarra liquida che cita palesemente i Pink Floyd. Anche il particolare tocco di Matt Cameron, ex batterista dei Soundgarden, è assolutamente decisivo in tutto l'album e si rifà a passati rock come in O The Girl, molto simile a 57 Channels And Nothing On di Springsteen.
L'anima post-punk dei Pearl Jam torna davvero in auge solo in Grievance, mentre uno degli episodi più nuovi per la band è la spettrale fusione rumoristica tra voce e strumenti di Sleight Of Hand. Poi Vedder imbraccia l'ukulele, un particolare tipo di chitarra hawaiana a quattro corde, in Soon Forget seguita dalla struggente Parting Ways che chiude il lavoro.
Un album complesso, ricco di suoni e sfumature assolutamente inconsuete confrontate ai precedenti lavori dei Pearl Jam. Un grande disco di rock, come forse non se ne producono più.
Probabilmente l'opera che segna la maturità del gruppo, anche alla luce del fatto che stavolta non è il solo Vedder a firmare i testi.
Due sono le canzoni scritte dal bassista Jeff Ament (Nothing As It Seems e God's Dice), tre addirittura dal chitarrista Stone Gossard (Thin Air, Of The Girl e Rival), mentre anche Cameron dice la sua scrivendo la musica di Evacuation. Un lavoro a più mani, per una band che è sempre più "band". Il tour mondiale dei Pearl Jam partirà il 23 maggio da Lisbona e sarà in Italia il 20 e 22 giugno (Arena di Verona e Filaforum di Assago).
E ad ascoltarli non ci sarà più una "muta testa meccanica".

martedì 20 giugno 2000


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La scheda dell'album da Wikipedia:
Binaural

ArtistaPearl Jam
Tipo albumStudio
Pubblicazione16 maggio 2000
Durata51 min : 58 s
Dischi1
Tracce13
GenereHard rock
Alternative rock
Grunge
EtichettaEpic Records
ProduttoreTchad Blake, Pearl Jam
Registrazionepresso Studio Litho aSeattle, Washington

Tracce 

  1. Breakerfall (Vedder) - 2:19
  2. Gods' Dice (Ament) - 2:26
  3. Evacuation (Cameron, Vedder) - 2:56
  4. Light Years (Gossard, McCready, Vedder) - 5:06
  5. Nothing as It Seems (Ament) - 5:22
  6. Thin Air (Gossard) - 3:32
  7. Insignificance (Vedder) - 4:28
  8. Of the Girl (Gossard) - 5:07
  9. Grievance (Vedder) - 3:14
  10. Rival (Gossard) - 3:38
  11. Sleight of Hand (Ament, Vedder) - 4:47
  12. Soon Forget (Vedder) - 1:46
  13. Parting Ways (Vedder) - 7:17

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